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Prodotti in fuga: un esempio di una nuova idea di comunità.

A Saluzzo è nato un negozio speciale, che non è soltanto un negozio di vestiti: è un luogo di incontro, di cooperazione, di condivisione e di riscatto umano.

Nato da un’idea di Alida Anelli, “Prodotti in fuga”, grazie al sostegno economico della Fondazione CRC, propone, di fatto, un nuovo modello di commercio: consapevole dei propri impatti sull’ecosistema, sensibile nei confronti della vita attorno a noi e coraggioso nel battere strade nuove e inesplorate.

“Tutto è iniziato dal momento del trasloco, quando mi sono trovata costretta a buttare via un sacco di vestiti, senza poterli conferire nella raccolta dei rifiuti tessili per motivi tecnici.” Colpita dall’impatto ambientale delle proprie abitudini, Alida si è immaginata un negozio in cui si vendessero vestiti usati e capi d’abbigliamento frutto del recupero e riciclo delle fibre e dei materiali, coinvolgendovi anche persone, come i detenuti nel carcere di Saluzzo, dal passato difficile ma desiderose di rinnovarsi. E l’astratto ha preso i contorni e le forme del concreto.

Le intenzioni alla base della scelta di Alida hanno risvegliato l’interesse, l’empatia e l’unione di tante persone a Saluzzo, a partire dagli stessi commercianti cittadini. “Non ci aspettavamo una cosa del genere” – racconta Alida – “Siamo partite con l’intenzione di dare una nuova vita ai vestiti che noi tutti abbiamo nell’armadio, quelli che teniamo perchè ci ricordano qualcuno o qualche momento importante, oppure semplicemente quelli che non usiamo più ma che non sappiamo dove mettere, perchè vorremmo che venissero riciclati e non gettati in discarica. Ben presto però abbiamo capito che il nostro agire aveva risvegliato nella comunità qualcosa di speciale: la voglia di partecipare, di esserci, di dare una mano, di trovare soluzioni e creare qualcosa di bello, in cui riporre le proprie speranze.” Il negozio ha cominciato a ricevere il supporto dei commercianti, attraverso la donazione delle grucce inutilizzate e dei capi invenduti, e dei cittadini, attraverso la loro curiosità o l’aiuto; Alida è stata sommersa di vestiti usati, portati dai saluzzesi entusiasti di poter dare una nuova vita a ciò che tenevano nell’armadio, molti abiti di ottima qualità e, complessivamente, recuperati in larga maggioranza.

È stato probabilmente a quel punto che Alida ha capito che il suo negozio non stava provando a dare una risposta soltanto ad alcune esigenze di sostenibilità ambientale, ma stava anche attraendo esigenze di natura sociale: stava dando, senza averlo voluto, la possibilità alle persone di dare una risposta a ciò che, fino ad allora, era solo un punto di domanda.

“Prodotti in fuga” ha risvegliato una cittadinanza sensibile e desiderosa di trovare risposte concrete alla gestione di un rifiuto complesso come quello tessile, in grave ritardo sul piano del riciclo e del riuso in tutto il mondo. L’UE, attraverso la direttiva 2018/851, obbliga tutti gli Stati membri a riciclare le fibre tessili a partire dal 1° gennaio 2025. Non resta che continuare a percorrere la strada che abbiamo di fronte, quella che ci porterà ad una gestione più efficiente del rifiuto tessile. Sul piano del riuso, il Consorzio ha dato il via alla realizzazione di due strutture importanti come i Centri del Riuso di Fossano e di Saluzzo, che sapranno, di certo, intercettare una parte dei vestiti usati in buone condizioni, ma sul piano del riciclo è necessario fare meglio, anche in sinergia con la filiera che, a valle, gestisce i rifiuti raccolti dal Consorzio.