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La raccolta differenziata di qualità degli imballaggi di plastica

Affinché il riciclo dei materiali sia efficace e d’impatto, non è sufficiente soltanto raccoglierne in grandi quantità, ma è necessario che questo materiale sia correttamente separato, garantendone un alto livello di purezza. Raggiungere il 70 o l’80% di raccolta differenziata è un ottimo risultato dal punto di vista quantitativo, ma se a livello qualitativo non c’è la medesima corrispondenza positiva, si rischia di vanificare gli sforzi. Una tonnellata di rifiuti omogenei, infatti, viene efficacemente riciclata solo se pareggia una soglia minima di purezza del materiale. La qualità del materiale separato, inoltre, influenza anche i compensi economici che vengono riconosciuti al nostro territorio: più alta la qualità, più alto il compenso che verrà ridistribuito alla nostra comunità.

Talvolta, nell’entusiasmo di riciclare il più possibile, mettiamo nel contenitore dedicato alla plastica materiali che, purtroppo, non c’entrano, ma, per nostra fortuna, bastano poche semplici regole per fare una raccolta differenziata ottimale.

Prima di tutto, la raccolta differenziata della plastica è incentrata sugli imballaggi. Se un materiale plastico conteneva o imballava qualcosa nel momento in cui abbiamo effettuato un acquisto, allora questo è un imballaggio: bottiglie, flaconi, reggette, cassette, vasi e vasetti di plastica, film di nylon o cellophane, imballi e vaschette di polistirolo sono soltanto alcuni esempi. Invece, ciò che è fatto di plastica ma non è un imballaggio, come i giocattoli, la bacinella, le posate, la scopa e la paletta, non può essere conferito nella raccolta differenziata: se l’oggetto in questione è di piccole dimensioni, allora potrà essere messo nell’indifferenziato, se invece è di dimensioni discretamente grandi, la sua destinazione sarà l’ecocentro.

L’impatto ambientale della plastica

La plastica, così diffusa nella nostra vita e apprezzata per le sue qualità tecniche, è responsabile di diversi aspetti problematici, a livello ambientale ma non solo. Inoltre, è scientificamente provato che la plastica si degrada nel tempo, in seguito all’azione meccanica e degli agenti atmosferici, rilasciando microplastiche e nanoplastiche nell’aria, nell’acqua e nel terreno. Questi frammenti di plastica, invisibili ad occhio nudo perchè piccolissimi (da un millesimo a un milionesimo di millimetro) sono rilasciati da tutti gli oggetti di plastica e dai materiali sintetici, come i capi di abbigliamento. Le micro e nanoplastiche si diffondono, così, nel nostro ecosistema, andando ad interagire con esso e modificandolo. Inoltre entrano nella catena alimentare attraverso l’acqua e il cibo, andando ad accumularsi nei nostri tessuti e nei nostri organi.

Come fare meno rifiuti plastici

La plastica è diffusa ovunque: è chiaro che sia più facile e immediato imbattersi in essa quando compriamo qualcosa. Tuttavia, ci sono diverse soluzioni per ridurre sensibilmente il nostro consumo di plastica. Ad esempio, preferendo l’acqua in bottiglie di vetro (magari con il vetro a rendere) o l’acqua del rubinetto, che è certamente più salubre dell’acqua in bottiglia di plastica. Fare la spesa al mercato, oltre a ridistribuire la ricchezza sul territorio, permette in genere di fare meno rifiuti plastici, perché i prodotti vengono venduti sfusi. Con una borsa di cotone, ci assicuriamo di essere 100% plastic free. E quando andiamo al supermercato, possiamo scegliere prodotti che hanno confezioni semplici e ridotte all’osso, magari in carta, cartoncino o vetro.