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L’editoriale del Presidente – ottobre 24

CSEA news, la newsletter che abbiamo dedicato ai Comuni e ai cittadini del territorio, è l’appuntamento che abbiamo come Consorzio per condividere il percorso che stiamo portando avanti per la gestione virtuosa e sostenibile dei rifiuti. Questo mese abbiamo intervistato il Sindaco di Monasterolo, Giorgio Alberione. In questo numero, inoltre, parleremo della raccolta dei rifiuti in plastica e di “Prodotti in fuga”, negozio di Saluzzo che coniuga sostenibilità ambientale e sociale.

La raccolta differenziata di qualità degli imballaggi di plastica

Come fare una raccolta della plastica di qualità? E come è possibile ridurre la produzione di questa tipologia di rifiuto?

Affinché il riciclo dei materiali sia efficace e d’impatto, non è sufficiente soltanto raccoglierne in grandi quantità, ma è necessario che questo materiale sia correttamente separato, garantendone un alto livello di purezza: prima di tutto, la raccolta differenziata della plastica è incentrata sugli imballaggi.

Inoltre, la plastica, se non correttamente riciclata, è responsabile di gravi problematiche ambientali: pertanto è possibile, con un po’ di attenzione ridurre la nostra produzione di questa tipologia di rifiuto. Qualche utile consiglio nella nostra rubrica RD News.

Nasce “Prodotti in Fuga”, a Saluzzo

A Saluzzo è nato un negozio speciale, che non è soltanto un negozio di vestiti: è un luogo di incontro, di cooperazione, di condivisione e di riscatto umano.

Nato da un’idea di Alida Anelli, “Prodotti in fuga”, grazie al sostegno economico della Fondazione CRC, propone, di fatto, un nuovo modello di commercio: consapevole dei propri impatti sull’ecosistema, sensibile nei confronti della vita attorno a noi e coraggioso nel battere strade nuove e inesplorate.

Grazie per il Vostro supporto e attenzione

Fulvio Rubiolo

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La Parola al Sindaco – Monasterolo di Savigliano

Giorgio Alberione è il Sindaco di Monasterolo di Savigliano. Gli abbiamo chiesto come valuta l’andamento della differenziata e l’importanza del contributo dei cittadini nella gestione dei rifiuti.

1) Come valuta l’andamento della raccolta differenziata e della produzione dei rifiuti nel suo Comune, in particolare rispetto agli obiettivi regionali?

C’è sicuramente soddisfazione per le percentuali di raccolta differenziata che Monasterolo ha raggiunto, avendo superato in anticipo il livello minimo del 70% richiesto entro il 2025 dalla Regione. Certamente, abbiamo ancora un ampio margine di miglioramento, che non solo ci auspichiamo di raggiungere, ma rappresenta una priorità. Al momento attuale produciamo 121 kg pro capite, che sono ancora una quantità troppo elevata. Per scendere sotto i 100 kg pro capite entro il 2030 è importante impegnarsi fin da ora come amministrazione per lavorare al raggiungimento di questo obiettivo. Da anni ormai il Comune di Monasterolo aderisce a diverse iniziative per la sensibilizzazione dei cittadini per impegnarci tutti quanti a produrre meno rifiuti e prestare maggiore attenzione ad un corretto smistamento nella raccolta differenziata.

2) Che cosa è importante fare come CITTADINI per migliorare la gestione dei rifiuti?

La Regione Piemonte ha delle chiare linee guida e obiettivi, a mio avviso raggiungibili nei termini previsti soltanto se questi saranno condivisi dai cittadini. Noi cittadini dobbiamo essere partecipi delle decisioni prese, informarci anche tramite il supporto delle amministrazioni locali e fare delle scelte consapevoli sui rifiuti che produciamo. A volte, l’impressione è che per “comodità” si privilegi la raccolta indifferenziata rispetto al compiere il passo in più dell’informarsi sul corretto conferimento dei rifiuti negli appositi cassonetti e raccoglitori. Scelte come questa possono apparire la scelta più veloce, ma questa è una visione deleteria a lungo termine. Un corretto conferimento d’altronde comporta anche un costo minore negli anni per le spese di raccolta dei rifiuti e quindi per le tasche dei cittadini.

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La raccolta differenziata di qualità degli imballaggi di plastica

Affinché il riciclo dei materiali sia efficace e d’impatto, non è sufficiente soltanto raccoglierne in grandi quantità, ma è necessario che questo materiale sia correttamente separato, garantendone un alto livello di purezza. Raggiungere il 70 o l’80% di raccolta differenziata è un ottimo risultato dal punto di vista quantitativo, ma se a livello qualitativo non c’è la medesima corrispondenza positiva, si rischia di vanificare gli sforzi. Una tonnellata di rifiuti omogenei, infatti, viene efficacemente riciclata solo se pareggia una soglia minima di purezza del materiale. La qualità del materiale separato, inoltre, influenza anche i compensi economici che vengono riconosciuti al nostro territorio: più alta la qualità, più alto il compenso che verrà ridistribuito alla nostra comunità.

Talvolta, nell’entusiasmo di riciclare il più possibile, mettiamo nel contenitore dedicato alla plastica materiali che, purtroppo, non c’entrano, ma, per nostra fortuna, bastano poche semplici regole per fare una raccolta differenziata ottimale.

Prima di tutto, la raccolta differenziata della plastica è incentrata sugli imballaggi. Se un materiale plastico conteneva o imballava qualcosa nel momento in cui abbiamo effettuato un acquisto, allora questo è un imballaggio: bottiglie, flaconi, reggette, cassette, vasi e vasetti di plastica, film di nylon o cellophane, imballi e vaschette di polistirolo sono soltanto alcuni esempi. Invece, ciò che è fatto di plastica ma non è un imballaggio, come i giocattoli, la bacinella, le posate, la scopa e la paletta, non può essere conferito nella raccolta differenziata: se l’oggetto in questione è di piccole dimensioni, allora potrà essere messo nell’indifferenziato, se invece è di dimensioni discretamente grandi, la sua destinazione sarà l’ecocentro.

L’impatto ambientale della plastica

La plastica, così diffusa nella nostra vita e apprezzata per le sue qualità tecniche, è responsabile di diversi aspetti problematici, a livello ambientale ma non solo. Inoltre, è scientificamente provato che la plastica si degrada nel tempo, in seguito all’azione meccanica e degli agenti atmosferici, rilasciando microplastiche e nanoplastiche nell’aria, nell’acqua e nel terreno. Questi frammenti di plastica, invisibili ad occhio nudo perchè piccolissimi (da un millesimo a un milionesimo di millimetro) sono rilasciati da tutti gli oggetti di plastica e dai materiali sintetici, come i capi di abbigliamento. Le micro e nanoplastiche si diffondono, così, nel nostro ecosistema, andando ad interagire con esso e modificandolo. Inoltre entrano nella catena alimentare attraverso l’acqua e il cibo, andando ad accumularsi nei nostri tessuti e nei nostri organi.

Come fare meno rifiuti plastici

La plastica è diffusa ovunque: è chiaro che sia più facile e immediato imbattersi in essa quando compriamo qualcosa. Tuttavia, ci sono diverse soluzioni per ridurre sensibilmente il nostro consumo di plastica. Ad esempio, preferendo l’acqua in bottiglie di vetro (magari con il vetro a rendere) o l’acqua del rubinetto, che è certamente più salubre dell’acqua in bottiglia di plastica. Fare la spesa al mercato, oltre a ridistribuire la ricchezza sul territorio, permette in genere di fare meno rifiuti plastici, perché i prodotti vengono venduti sfusi. Con una borsa di cotone, ci assicuriamo di essere 100% plastic free. E quando andiamo al supermercato, possiamo scegliere prodotti che hanno confezioni semplici e ridotte all’osso, magari in carta, cartoncino o vetro.

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Prodotti in fuga: un esempio di una nuova idea di comunità.

A Saluzzo è nato un negozio speciale, che non è soltanto un negozio di vestiti: è un luogo di incontro, di cooperazione, di condivisione e di riscatto umano.

Nato da un’idea di Alida Anelli, “Prodotti in fuga”, grazie al sostegno economico della Fondazione CRC, propone, di fatto, un nuovo modello di commercio: consapevole dei propri impatti sull’ecosistema, sensibile nei confronti della vita attorno a noi e coraggioso nel battere strade nuove e inesplorate.

“Tutto è iniziato dal momento del trasloco, quando mi sono trovata costretta a buttare via un sacco di vestiti, senza poterli conferire nella raccolta dei rifiuti tessili per motivi tecnici.” Colpita dall’impatto ambientale delle proprie abitudini, Alida si è immaginata un negozio in cui si vendessero vestiti usati e capi d’abbigliamento frutto del recupero e riciclo delle fibre e dei materiali, coinvolgendovi anche persone, come i detenuti nel carcere di Saluzzo, dal passato difficile ma desiderose di rinnovarsi. E l’astratto ha preso i contorni e le forme del concreto.

Le intenzioni alla base della scelta di Alida hanno risvegliato l’interesse, l’empatia e l’unione di tante persone a Saluzzo, a partire dagli stessi commercianti cittadini. “Non ci aspettavamo una cosa del genere” – racconta Alida – “Siamo partite con l’intenzione di dare una nuova vita ai vestiti che noi tutti abbiamo nell’armadio, quelli che teniamo perchè ci ricordano qualcuno o qualche momento importante, oppure semplicemente quelli che non usiamo più ma che non sappiamo dove mettere, perchè vorremmo che venissero riciclati e non gettati in discarica. Ben presto però abbiamo capito che il nostro agire aveva risvegliato nella comunità qualcosa di speciale: la voglia di partecipare, di esserci, di dare una mano, di trovare soluzioni e creare qualcosa di bello, in cui riporre le proprie speranze.” Il negozio ha cominciato a ricevere il supporto dei commercianti, attraverso la donazione delle grucce inutilizzate e dei capi invenduti, e dei cittadini, attraverso la loro curiosità o l’aiuto; Alida è stata sommersa di vestiti usati, portati dai saluzzesi entusiasti di poter dare una nuova vita a ciò che tenevano nell’armadio, molti abiti di ottima qualità e, complessivamente, recuperati in larga maggioranza.

È stato probabilmente a quel punto che Alida ha capito che il suo negozio non stava provando a dare una risposta soltanto ad alcune esigenze di sostenibilità ambientale, ma stava anche attraendo esigenze di natura sociale: stava dando, senza averlo voluto, la possibilità alle persone di dare una risposta a ciò che, fino ad allora, era solo un punto di domanda.

“Prodotti in fuga” ha risvegliato una cittadinanza sensibile e desiderosa di trovare risposte concrete alla gestione di un rifiuto complesso come quello tessile, in grave ritardo sul piano del riciclo e del riuso in tutto il mondo. L’UE, attraverso la direttiva 2018/851, obbliga tutti gli Stati membri a riciclare le fibre tessili a partire dal 1° gennaio 2025. Non resta che continuare a percorrere la strada che abbiamo di fronte, quella che ci porterà ad una gestione più efficiente del rifiuto tessile. Sul piano del riuso, il Consorzio ha dato il via alla realizzazione di due strutture importanti come i Centri del Riuso di Fossano e di Saluzzo, che sapranno, di certo, intercettare una parte dei vestiti usati in buone condizioni, ma sul piano del riciclo è necessario fare meglio, anche in sinergia con la filiera che, a valle, gestisce i rifiuti raccolti dal Consorzio.